Lunga e difficile la strada della verità

Sono Fabrizio Roscio, fisico, presidente dell’associazione Valle Virtuosa e primo firmatario del referendum contro la realizzazione di un pirogassificatore in Valle d’Aosta, intendo fare alcune precisazioni sulle affermazioni del Comitato Valle Responsabile e sulle dichiarazioni dell’avv. Navarra della Casa del Consumatore.

Ritengo che ogni cittadino sia libero di esprimere il proprio pensiero e che il referendum in questione sia una forma di espressione democratica su un argomento che, come riconosciuto dalla Commissione regionale che ha ammesso il quesito, riguarda in primo luogo la tutela della salute. Allo stesso modo credo che la scelta del pirogassificatore sia inadeguata per la Valle d’Aosta .

L’associazione ValleVirtuosa è espressione di liberi cittadini, che si fonda sul volontariato e autofinanzia tutte le proprie iniziative. Non ritengo che altrettanto possa dirsi della controparte.

Diverse affermazioni pubbliche del Comitato Valle Responsabile e dell’avv. Navarra non meriterebbero nemmeno un commento, tuttavia la gravità e la diffusione che ne è stata data impongono alcune puntualizzazioni.Una legge andrebbe rispettata tutta, non solo le parti che tornano comode. Le norme a qualunque livello, europee, nazionali e regionali indicano una gerarchia di priorità nel trattamento dei rifiuti, così riassumibile:

1. prevenzione

2. recupero di materia

3. recupero energetico

4. smaltimento

In Valle d’Aosta questa gerarchia di priorità sembra non valere in quanto da oltre 20 anni si è fatto unicamente smaltimento in discarica, e il risultato di questa buona pratica amministrativa è sotto gli occhi e nelle narici di tutti, oggi si tenta il solo recupero energetico, tralasciando deliberatamente gli interventi principali.

Valle Virtuosa ha cercato in passato di proporre uno scenario di gestione alternativo all’incenerimento dei rifiuti, la richiesta di un confronto tecnico è stata sostenuta da oltre 11000 firme. Purtroppo l’amministrazione ha rifiutato ogni forma di confronto scientifico. Ritengo che ValleVirtuosa abbia avuto il merito di aver permesso ai valdostani di esprimersi su una scelta che condizionerà in maniera pesante il futuro della valle per i prossimi 25 anni.

Se l’avv. Navarra ha la curiosità di sapere qual è lo scenario proposto da ValleVirtuosa potrebbe venire a informarsi nelle numerose serate tenute da validi esperti del settore che ValleVirtuosa ha organizzato e organizzerà in vista del referendum del 18 novembre. Sia sulla tecnologia, sia sulle emissioni, sia sui costi e su ogni altra perplessità dei cosiddetti “responsabili” siamo disponibili a un confronto pubblico.

Sulla chiusura del ciclo dei rifiuti all’interno della regione si è detto più volte che è un obbligo di legge, tuttavia il D.Lgs 152/06, cioè la legge italiana, recita: ”E vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli aspetti territoriali e l’opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano.” (Art. 182). Non esiste dunque alcun obbligo, lo scenario di VV comunque realizza la chiusura del ciclo, impossibile con i trattamenti a caldo, che prevedono l’esportazione, a caro prezzo, di scorie pericolose.

Va precisato che in Italia non esistono impianti di pirogassificazione che trattino rifiuti urbani indifferenziati: gli esempi riportati, quali Averoy – Energos o Massafra – APPIA Energy – gruppo Marcegaglia sono, sia dal punto di vista normativo (D.Lgs 133/05), sia dal punto di vista tecnologico impianti di incenerimento, cioè industrie insalubri di 1° categoria. Strano che un avvocato lo ignori.

In particolare sull’impianto di Massafra (TA), una recente nota di ARPA Puglia, prot 26441 del 12 maggio 2012 recita: “le generiche trattazioni effettuate nello studio di Impatto Ambientale in riferimento alla tematica SALUTE appaiono affette da errori grossolani”. “Con queste assunzioni, tutti i conseguenti calcoli sono sbagliati e la valutazione del rischio cancerogeno andrebbe rifatta perché totalmente errata e quindi fuorviante”.

Sulla sicurezza è emblematica la vicenda del gassificatore di rifiuti di Karlsrhue in Germania, chiuso nel novembre 2004, dopo anni di tentativi, peraltro sempre vani, di corretto funzionamento, con numerose chiusure per malfunzionamento e conseguenti emissioni di sostanze pericolose e con ingenti perdite economiche.

Sull’impatto degli inceneritori sulla salute delle popolazioni prossime agli impianti sono stati fatti studi da istituzioni al di sopra di ogni sospetto, come l’Istituto superiore di Sanità in Italia o L’Institut de Veille Sanitaire in Francia, ed esiste una documentazione piuttosto ampia, come anche lo studio Moniter di ARPA Emilia Romagna, dove, nelle conclusioni dello studio “il Comitato Scientifico fa presente che la segnalazione di effetti avversi nella vicinanza di discariche e inceneritori dovrebbe ispirare un approccio di precauzione a proposito della creazione di nuovi impianti e la ricerca di misure di mitigazione dell’esposizione alle emissioni e alle dispersioni dagli impianti”.

Veniamo ora alle scemenze vere e proprie:

1) non ho mai visto i rifiuti scaldarsi in modo autonomo all’interno di una camera chiusa, fino a raggiungere oltre 1000°C, ma se un rappresentante del comitato del No conoscesse tale prodigioso impianto, siamo pronti a visionarlo e a cambiare opinione.

2) Un inceneritore, come qualunque tipo di impianto produce dei residui, nel caso del “nostro” pirogassificatore a 60000 tonnellate di rifiuti in ingresso corrisponderanno circa 2.000.000 di metri cubi di fumi al giorno, per 300 giorni annui, per 20 anni, circa 10.000 tonnellate annue di scorie vetrificate da mandare a discarica e 2500 tonnellate annue di filtri classificati come rifiuti pericolosi. Attualmente la regione Valle d’Aosta non ha una discarica per rifiuti pericolosi, ma circolano voci che si sarebbe disposti a trovare una collocazione nella regione.

3) E’ completamente ridicola l’affermazione secondo cui un impianto da 60000 tonnellate annue di rifiuti equivale, in termini di emissioni, a poche automobili.

4) Da un qualunque TMB i residui di processo sono scarti biostabilizzati classificati come rifiuti urbani, che possono essere smaltiti in una comune discarica. Quanti? Nel nostro scenario meno di 5000 tonnellate annue, contro le 50.000 attuali, cioè meno della metà del pirogassificatore e senza problemi di tossicità. Uno studio scientifico serio avrebbe potuto confermare le mie parole, peccato che l’amministrazione non abbia voluto farlo. L’impressione è che l’avv. Navarra, quando blatera di tecnologie a freddo o a caldo non sappia di cosa stia parlando, l’invito è dunque quello di informarsi prima di dire cose che farebbero ridere un qualunque studente di scuola media inferiore.

5) Riguardo allo scempio costituito dalla discarica è di tutta evidenza che essa è stata prodotta dalla stessa amministrazione che oggi vuole costruire l’inceneritore. Gli odori e il percolato, che costituiscono un grave problema ambientale, tanto da dover vigilare per 30 anni dopo la chiusura, sono dovuti al fatto che tutta la frazione putrescibile, anziché essere trattata separatamente, è stata seppellita assieme alla frazione secca. Di chi è la responsabilità? Dei cittadini che denunciano questa pessima gestione o di chi ha amministrato? Chi ha creato questa situazione non può vantare su questo tema una credibilità che non possiede più.

6) Non è ben chiaro cosa proporranno i componenti del Comitato del No sul referendum: spero che non dicano alle gente di non andare a votare. Se sono così convinti della bontà delle loro idee convincano la gente a votare no.

VALLE VIRTUOSA PROPONE DI VOTARE SI, senza ambiguità, ritenendo possibile e migliore un’alternativa basata sul rispetto della legge e sui trattamenti a freddo.

I valdostani hanno la possibilità di decidere del futuro della loro terra e della loro salute, possibilità che è loro garantita dallo Statuto Speciale.

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