Pirogassificatore: l’ultimo atto di una serie di decisioni sbagliate
1. Nonostante le ripetute dichiarazioni che asseriscono che la nostra regione si attiene scrupolosamente alle disposizioni europee ed alle leggi nazionali non siamo stati in grado di raggiungere nemmeno gli obbiettivi di differenziazione e di valorizzazione dei rifiuti stabiliti dall’Art.10 della Legge Regionale 3 dicembre 2007 n.31.
2. La discarica di Brissogne è cresciuta sino a diventare una incombente collina sul casello autostradale di Aosta; un imbarazzante segno di benvenuto per i turisti che visitano la nostra regione. Fino ad ora la politica adottata dalla Valle d’Aosta in materia di rifiuti si è basata più sullo smaltimento in discarica del “tal quale” (frazione umida + indifferenziato secco non trattati) che sulla riduzione e sul riciclo dei rifiuti (basta guardare le percentuali 41% di differenziato contro il 59% di indifferenziato smaltito in discarica). Opportunità per intervenire ce ne sono state tante, l’ultima nel 2008, quando si è bocciata al costruzione del termovalorizzatore. Se 4 anni fa si fosse deciso di puntare sulla riduzione e sul riciclaggio dei rifiuti (compresa la parte umida), ora non ci sarebbe bisogno di predisporre il IV lotto della discarica e la Valle d’Aosta sarebbe in regola, sia con il D.L. 13 gennaio 2003 n.36 che regolamenta le discariche, che con la L. R. 03/12/2007 n.31 che definisce i limiti minimi di riciclaggio.
3. Privilegiando lo smaltimento rispetto al riciclo si è adottata una politica poco diversa da quella utilizzata a Roma o a Napoli:
a. Come a Roma e a Napoli stiamo andando verso la saturazione della discarica;
b. Come a Roma e a Napoli stiamo violando le disposizioni europee 1999/31/CE e la legge nazionale D.L. 13 gennaio 2003 n.36 che vietano di conferire in discarica rifiuti non trattati, in particolare l’umido;
c. Come a Roma e a Napoli ci si propone di risolvere la prossima emergenza discarica smaltendo i rifiuti tal quale con l’incenerimento;
d. Come a Roma e a Napoli si giustificano: l’inquinamento dell’aria; i danni all’ambiente ed alla salute; i costi elevati; lo scarso rendimento termico dell’impianto, con la scelta obbligata del male minore.
Da una regione piccola, ricca, ed autonoma come la Valle d’Aosta sarebbe legittimo aspettarsi qualche cosa di meglio! Soprattutto in confronto ai risultati raggiunti da amministrazioni più povere e con minore autonomia basate in territori montani simili al nostro.
Il pirogassificatore, oltre ad aggravare l’inquinamento, pregiudicherà per anni tutti gli sforzi volti a contenere la produzione di rifiuti.
1. La discarica di Brissogne, come tutte le discariche contenenti rifiuti organici continuerà a produrre odori, gas inquinanti e percolato per molti decenni dopo che si sarà smesso di utilizzarla. (per questo le discariche vengono definite bombe ecologiche ad orologeria). Per questa loro caratteristica la legge stabilisce l’obbligo di monitorale per almeno 30 anni dopo la chiusura. Costruire il pirogassificatore nella stessa zona aggiungerà l’inquinamento prodotto dalla combustione del singas a quello generato dalla discarica.
2. Il pirogassificatore, per garantire alla società privata che lo dovrebbe costruire e gestire un adeguato ritorno economico dovrà operare al massimo della propria capacità per tutta la durata del contratto bloccando per ventitré anni qualsiasi miglioramento nella lotta alla proliferazione dei rifiuti. Le rassicurazioni dell’Amministrazione sulla propria determinazione a procedere comunque sulla strada virtuosa della riduzione dei rifiuti e dell’aumento della raccolta differenziata sono difficilmente conciliabili con le caratteristiche del progetto e con gli interessi del gestore dell’impianto:
a. Se effettivamente i rifiuti sono previsti in costante calo che senso ha pianificare tra 3 o 4 anni l’entrata in servizio di un pirogassificatore con una capacità abbondantemente superiore alle necessità attuali (a fronte di una produzione di rifiuti indifferenziati di 45.000 t/anno, l’impianto dovrebbe essere in grado di smaltirne 60.000 t/anno)?
b. Come verrà utilizzata la capacità in eccesso dell’impianto?
c. Chi si accollerà i costi della progressiva riduzione di produttività dell’impianto?
Vi è il fondato sospetto che i mancati introiti del gestore saranno scaricati sugli utenti.
d. Che senso avrà chiedere ai cittadini di impegnarsi ad aumentare la raccolta differenziata se le tariffe non caleranno?
e. Che fine farà la tariffa basata sul principio “chi inquina paga”?
3. Cosa succederà nei 3 o 4 anni necessari per costruire e mettere in funzione il Pirogassificatore? Si continuerà a conferire in discarica la frazione organica accelerandone l’esaurimento, andando contro la legge ed il buon senso, oppure si inizierà a fare in modo serio la raccolta ed il riciclaggio dell’umido?
4. Cosa succederà se, come è probabile per una complessa macchina sperimentale, il pirogassificatore avrà dei problemi per arrivare a funzionare a pieno regime in modo affidabile?
5. In caso di gravi avarie o incidenti esiste un piano B?
Paolo Meneghini