Nuovo Piano Rifiuti – Le nostre osservazioni per la VAS

Premessa
Redigere un Piano di Gestione dei Rifiuti che tenga conto delle linee votate all’unanimità dal Consiglio Regionale della Valle d’Aosta con la deliberazione n.667/XIV il 30 luglio 2014 è un problema tecnico che in altre parti d’Italia è stato risolto con successo ottenendo anche un risparmio per i cittadini.
Non c’è nulla da inventare, è tutto già scritto e sperimentato, basta copiare quanto fatto con successo in tante parti d’Italia:

  • uniformare il servizio su tutto il territorio regionale;
  • introdurre la raccolta differenziata dell’organico in tutto il territorio regionale;
  • incentivare il compostaggio domestico e collettivo dei rifiuti organici soprattutto nei centri rurali;
  • adottare la raccolta domiciliare in tutti i centri a maggior densità abitativa lasciando la raccolta stradale, in forma marginale, solamente nelle zone più disperse ed isolate;
    applicare una tariffa basata sulla effettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti;
  • trattare tutti i rifiuti indifferenziati in una “Fabbrica dei Materiali” che estragga i materiali ancora riciclabili e che stabilizzi quelli che non lo sono, prima di smaltirli in modo conforme alla legge in discarica.

I problemi che in Valle d’Aosta impediscono l’applicazione di queste soluzioni, sono di natura politica:

  • voler mantenere il monopolio che il Gestore della discarica di Brissogne (Valeco) ha sullo smaltimento dei rifiuti indifferenziati e sulla valorizzazione di quelli differenziati. Monopolio che, oltre a garantire i guadagni a Valeco a scapito degli utenti, impedisce di attuare qualsiasi seria politica di penalità o di premialità nei confronti dei subATO;
  • lasciare che i 9 subAto in cui è stato suddiviso il territorio regionale, decidano in modo scoordinato le modalità ed i tempi per l’introduzione della raccolta domiciliare;
  • imporre la realizzazione dell’impianto di selezione in un’area inadeguata all’interno del centro di Brissogne.

Ciò premesso il Comitato SI Può Fare non può esimersi dal chiede che il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti venga modificato nei seguenti aspetti:

  1. Individuare un nuovo modello organizzativo e societario che consenta di sviluppare condizioni commerciali favorevoli al raggiungimento degli obiettivi del PRGR. 
Lo suggerisce il buonsenso e lo conferma l’esperienza pratica, affinché un sistema di gestione dei rifiuti funzioni “correttamente” bisogna che gli interessi economici e commerciali di chi si occupa di raccolta e selezione siano chiaramente distinti da quelli di chi si occupa di smaltimento 
Solo in questo caso, infatti, si può instaurare un circolo virtuoso che induca chi si occupa di raccolta (le Autorità d’ambito dei subATO) a massimizzare la qualità e la quantità dei rifiuti differenziati, per accrescere i ricavi derivanti dalla loro valorizzazione (conferimento al CONAI o vendita al libero mercato delle materie prime seconde), e a ridurre, di conseguenza, al minimo i rifiuti indifferenziati, per contenere i costi di smaltimento. 
Attualmente tutto questo in Valle d’Aosta non può avvenire.
La Legge Regionale 36/1987 assegnando ad in solo soggetto (la società Valeco, compartecipata al 20% dalla Amministrazione Regionale) la gestione dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati e la valorizzazione di quelli differenziati ha creato un monopolio ed un conflitto di interessi che hanno impedito un “corretto” sviluppo della raccolta differenziata che da anni è bloccata sotto i limiti minimi imposti dalla legge (siamo fermi da anni al 46% mentre avremmo dovuto arrivare al 65% entro il 2012).
  2. Definire, all’interno di ciascun subATO, le zone in cui verrà attivata la raccolta domiciliare. Al fine di evitare che i subATO sprechino risorse per la realizzazione di raccoglitori seminterrati in aree in cui è opportuno fare il porta a porta, il Nuovo PRGR deve stabilire i confini delle zone in cui verrà attivata la raccolta domiciliare.
  3. Chiarire che il mantenimento della raccolta stradale nelle zone assegnate a quella domiciliare è permesso solo in via transitoria. Nelle zone in cui la raccolta stradale si effettua con cassonetti mobili l’introduzione della raccolta domiciliare dovrà avvenire in occasione del prossimo rinnovo degli appalti. Dove la raccolta stradale si effettua con raccoglitori seminterrati l’introduzione della raccolta domiciliare dovrà avvenire non appena il sistema si dimostrerà inadeguato a rispettare i livelli minimi stabiliti dalla legge di differenziazione e di effettivo riciclo.
  4. Favorire l’aggregazione dei subATO attorno ai modelli più efficienti. Per ragioni che è facile comprendere per contenere i costi di gestione e razionalizzare il servizio di raccolta dei rifiuti, viste anche le ridotte dimensioni territoriali e l’esiguo numero di abitanti della Valle d’Aosta, gli estensori del nuovo PRGR auspicano l’aggregazione dei subATO in modo da ridurne il numero. Le ipotesi analizzate per valutare i possibili risparmi sono due: la prima prevede la riduzione del numero dei subATO da 9 a 4; la seconda l’aggregazione di tutti i subATO in un unico Ambito Territoriale Ottimale coincidente con l’intera regione. 
Il Comitato SI Può Fare ritiene che l’obbiettivo che si deve perseguire sia quello di arrivare ad un’unica Autorità d’Ambito.
Il processo di unificazione, però, non può avvenire a tavolino prima che le Unités des Communes abbiano armonizzato i propri sistemi di raccolta e tariffazione sulla base dei primi sette passi previsti dalla strategia Rifiuti Zero. Solo in questo modo l’aggregazione evolverà verso soluzioni omogenee ed efficienti che tendono a Rifiuti Zero.
  5. Evitare inutili spostamenti dei rifiuti. L’obbiettivo di fondo del Nuovo PRGR dovrebbe essere quello di ottimizzare la gestione dei rifiuti in modo da ridurre al minimo gli impatti ambientali e le spese a carico degli utenti. Secondo tale logica, i materiali differenziati (carta e cartone, vetro, organico nella fase 1 e 2 e multimateriale nella fase 1) che vengono valorizzati fuori regione devono essere inviati ai centri di riciclo per la strada più breve. 
E’ assurdo dal punto di vista economico ed ambientale (spese ed inquinamento connessi con trasporti inutili) far passare dal centro di Brissogne frazioni che ivi non subiscono alcuna lavorazione (organico e vetro) o quelle il cui trattamento si limita alla semplice pressatura (carta, cartone e multimateriale).
  6. Dare una interpretazione univoca e certa della normativa. Il Comitato SI Può Fare ritiene che dal 6 agosto 2013 la discarica di Brissogne non sia più a norma di legge. In tale data infatti è stata emessa la “Circolare Orlando” che ha decretato l’annullamento della proroga che consentiva lo smaltimento in discarica di rifiuti “tal quale”, in contrasto con quanto stabilito dal D.L 36/2003. Nonostante da allora la discarica non sia a norma, il 20/12/2013 è stata rinnovata l’AIA di Valeco, per la durata di 6 anni, dopo 5 proroghe, senza che si fosse dimostrato che i rifiuti conferiti avessero caratteristiche tali da permettere l’elusione dell’obbligo del pretrattamento. 
Il Nuovo PRGR deve indicare in modo chiaro ed inequivocabile se sia ammesso o meno conferire rifiuti non trattati nella discarica di Brissogne (rif. pag 114 del Volune I, paragrafo in cui si parla di interpretazione della legge 36/2003). Gli estensori del Piano in qualità di esperti qualificati non possono esimersi dal dirimere detto punto ed i funzionari regionali che elaboreranno la VAS non possono approvare un PRGR che preveda attività che “potrebbero essere contro la legge”.
  7. Rivedere il posizionamento degli impianti che la Regione impone di costruire a Brissogne. La scelta di posizionare tutti gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti differenziati ed indifferenziati all’interno del Centro di Brissogne presenta una serie di problemi. 
Alcuni sono legati al fatto che il Centro e l’annessa discarica si trovano in un’area inadatta. 
Altri di carattere logistico nascono dal fatto che l’area su cui sorge il Centro ha una estensione insufficiente ad accogliere i nuovi impianti di selezione e trattamento e a permettere contemporaneamente una adeguata ulteriore espansione della discarica (IV lotto).
Alla luce di queste considerazioni sarebbe opportuno studiare una soluzione più economica, efficiente e flessibile, in grado di rispondere meglio alle future esigenze.
 Perché non puntare ad utilizzare alcuni dei molti capannoni lasciati liberi da industrie dismesse che si trovano allo sbocco della Valle d’Aosta sulla Pianura Padana, dove devono necessariamente passare tutti i rifiuti differenziati per essere portati nei centri di riciclo del Piemonte o della Lombardia? 
L’utilizzo di capannoni già esistenti oltre a consentire la disponibilità di spazi adeguati, eliminando la necessità di eseguire nuove opere murarie, consentirebbe di risparmiare sia sui tempi che sui costi di realizzazione di una “vera” Fabbrica dei Materiali.
  8. Inserire tra i parametri da monitorare le tariffe pagate dagli utenti. Il Nuovo PRGR non prevede il monitoraggio delle tariffe pagate dagli utenti (rif. paragrafo 10.5 del Volume I).
Il Comitato SI Può Fare ritiene che tale mancanza rappresenti una grave lacuna.
Premesso che, per legge, tutte le spese sostenute per la gestione dei rifiuti devono essere coperte con gli introiti derivanti dalle tariffe pagate dagli utenti, è evidente che, a parità di servizio, minori sono le tariffe maggiore è l’efficienza del sistema.
Dall’analisi dei sistemi più virtuosi si è constatato che, contrariamente a quanto sarebbe logico aspettarsi, all’aumentare della qualità del servizio reso (maggiori percentuali di differenziazione, maggiori percentuali di effettivo riciclo, minore quantità di rifiuti indifferenziati prodotti) l’efficienza del sistema aumenta e le tariffe calano.
Le tariffe sono quindi un parametro sintetico e chiaro che consente a tutti di capire se i soldi degli utenti sono spesi bene (per gestire correttamente i rifiuti contenendo i danni ambientali) oppure male. 
Per poter valutare, in termini relativi ed assoluti, gli effetti che l’applicazione del Nuovo PRGR avrà sulle tariffe, il Comitato SI Può Fare chiede di utilizzare un grafico che metta a confronto, anno per anno, i valori medi registrati nei subATO con quello medio nazionale, con quello medio del consorzio TVtre e con l’andamento dell’indice ISTAT. 
La Valutazione Strategica Ambientale non può accettare un PRGR che, oltre a preoccuparsi di monitorare i parametri che consentono di valutare il raggiungimento dei limiti di legge, non tenga nella dovuta considerazione le tariffe pagate dagli utenti, che rappresentano il parametro fondamentale per valutare l’efficienza del sistema.
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