UN’EMERGENZA ANNUNCIATA

 

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Premessa

Non esistono formule magiche che fanno sparire i rifiuti. Metterli sotto il tappeto (smaltimento in discarica) o bruciarli nel camino, dove si trasformano in fumo e ceneri tossiche, sono cure palliative e temporanee.

La soluzione più logica per limitare gli effetti negativi dei rifiuti è innanzi tutto quella di non farne, in secondo luogo si devono costruire solo oggetti progettati per durare ed essere facilmente riparabili, in terzo luogo si deve incentivare il riuso (seconda mano) e recuperare la materia contenuta negli oggetti che non sono più utilizzabili (riciclo). Come predica la strategia Rifiuti Zero, bisogna arrivare a chiudere il ciclo di vita degli oggetti utilizzando i materiali in essi contenuti per costruirne di nuovi. Ciò consentirebbe di abolire in un sol colpo discariche ed inceneritori, riducendo drasticamente anche il ricorso alle materie prime non rinnovabili.

Queste semplici considerazioni hanno portato i legislatori europei ed italiani a definire direttive e leggi che codificano la gerarchia degli interventi da seguire per ottenere una corretta gestione dei rifiuti:

  • Riduzione
  • Riuso
  • Riciclo
  • Recupero energetico
  • Smaltimento in discarica

 

La situazione Valdostana

In Valle d’Aosta questa gerarchia è stata rispettata solo a parole perché nonostante i trionfalistici proclami dei nostri amministratori la nostra regione non rispetta gli obbiettivi di legge che imponevano il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012 (siamo ancora sotto il 48%) e smaltiamo oltre la metà dei nostri rifiuti in una discarica non a norma (fuori legge).

Secondo le direttive europee le discariche che accolgono il rifiuto “tal quale” (rifiuto non trattato che non essendo controllato oltre a sostanza organica putrescibile potrebbe contenere anche sostanze tossiche) sono la “soluzione peggiore” per disfarsi dei rifiuti e sono state vietate.

Le discariche di rifiuti tal quale hanno avuto un grande successo tra amministratori e speculatori perché si potevano realizzare facilmente, avevano costi di gestione bassi, non richiedevano sofisticati sistemi di raccolta, consentivano una grande flessibilità nella tipologia dei materiali in ingresso e consentivano grandi guadagni. Hanno un solo grande difetto: sono insostenibili dal punto di vista ambientale.

La discarica di Brissogne, oltre ad appartenere alla categoria delle discariche messe fuori legge, sorge nel posto sbagliato da diversi punti di vista:

  • geologico – sorge a ridosso del fiume in una zona soggetta ad erosione ed inondazione;

  • igienico – è situata sopra la falda acquifera e si trova al centro di una zona intensamente abitata;

  • paesaggistico – fa bella vista di sé al centro della valle principale all’ingresso Est dell’autostrada (un bel biglietto da visita per i turisti);

  • aeronautico – la discarica è così alta e vicina alla pista da costituire un ostacolo significativo al movimento dei velivoli in circuito attorno all’aeroporto. La sua imponente massa ostacola il flusso del vento generando una pericolosa turbolenza nelle fasi di atterraggio da est e di decollo vero ovest. Gli uccelli che la frequentano in cerca di cibo costituiscono un ulteriore pericolo per i velivoli in fase di decollo e di atterraggio;

  • economico – i miasmi che emette danneggiano il turismo e deprezzano le proprietà immobiliari dei paesi limitrofi.

La discarica di Brissogne è anche costruita nel modo sbagliato. Ogni volta che è possibile, per questioni estetiche e statiche, i rifiuti vengono interrati. Se ciò non è possibile li si accumula sulla superficie del terreno in cumuli poco pendenti, bassi ed arrotondati. Ciò non avviene a Brissogne dove, a causa dello spazio estremamente limitato, i rifiuti sono stati depositati in strati sovrapposti. Per massimizzare il volume si sono realizzate delle pareti di contenimento molto ripide che hanno fatto assumere alla discarica la forma di una piramide a gradoni. Ora che siamo arrivati in prossimità della vetta lo spazio è così ristretto che i camion e le pale meccaniche fanno fatica a muoversi.

Alla fine i nodi vengono al pettine

La discarica di Brissogne si sta rapidamente esaurendo. Bisogna prendere atto del fatto che non esistendo alternative pronte, tra poco ci troveremo in emergenza rifiuti.

La delibera del 18 Luglio con cui la Giunta Regionale ha approvato le linee guida del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti è solo l’indispensabile punto di partenza di un percorso che si preannuncia lungo e difficile. L’amministrazione ha buttato via un mucchio di tempo ed ora ci troviamo ad affrontare il problema dei rifiuti con l’acqua alla gola.

Il terzo lotto della discarica di Brissogne, è praticamente esaurito ed il quarto lotto, sebbene già predisposto, è inutilizzabile perché, per legge, non può accogliere rifiuti che non siano stati preventivamente trattati e stabilizzati.

Nell’agosto dello scorso anno (2013), infatti, il ministro all’ambiente Andrea Orlando, in seguito a pesanti sanzioni comminate all’Italia dalla Comunità Europea, ha emesso una circolare che impone ai gestori di trattare i rifiuti prima di poterli smaltire in discarica.

Anche se il terzo lotto avesse, come afferma l’assessore, ancora un anno di vita residua l’impianto di trattamento a freddo dei rifiuti, di cui non esiste ancora neppure il progetto, non sarà pronto in tempo per evitare l’emergenza.

Tra breve la Valle d’Aosta sarà costretta a portare i propri rifiuti fuori Regione. L’esportazione dei rifiuti comporterà un aumento dei costi di trasporto e di smaltimento (non potendo finire in discarica i rifiuti valdostani dovranno essere inceneriti ad un costo doppio di quello attuale) che ricadranno sui cittadini.

Il buon senso imporrebbe di adottare immediatamente dei provvedimenti che consentano di ridurre la quantità di rifiuti da trasportare fuori regione:

  • incentivare azioni per la riduzione dei rifiuti;

  • incentivare azioni per il riuso dei beni dismessi;

  • incentivare il compostaggio domestico con sostanziosi sgravi in bolletta;

  • facilitare ed incentivare l’istallazione e l’uso di compostiere collettive;

  • partire immediatamente con la raccolta dell’umido nei centri abitati che già fanno il porta a porta (il conferimento dei rifiuti organici differenziati ai centri di compostaggio costa la metà di quanto costerebbe incenerirli);

  • applicare subito la tariffa puntuale dove si fa il porta a porta;

  • spingere l’imprenditoria privata locale a realizzare dei piccoli centri di compostaggio (esempio Valcompost);

  • prendere accordi con i centri di compostaggio industriali più vicini per trattare i rifiuti organici raccolti con il porta a porta in attesa che la Valle d’Aosta sia in grado di trattarli;

  • studiare come ottimizzare i percorsi per il conferimento dell’organico e dell’indifferenziato ai centri di trattamento e smaltimento (da Gressoney, Champorcher, Ayas o Valtournenche non avrebbe senso portare i rifiuti a Brissogne per poi trasportarli in Piemonte);

Questi interventi consentirebbero di:

  • prolungare la vita del terzo lotto riducendo i tempi dell’emergenza;

  • ridurre i costi a carico dei cittadini;

  • verificare in modo pratico i flussi di rifiuti al fine di stabilire le caratteristiche e le dimensioni dell’impianto di trattamento a freddo che dovrà consentire di chiudere il ciclo dei rifiuti in Valle d’Aosta.

Oltre l’emergenza

Risolvere il problema dei rifiuti non è solo possibile, ma anche “facile”: basta copiare quello che già fanno migliaia di comuni virtuosi in tutta Italia.

Perché il prossimo piano di gestione funzioni bisognerà:

  • unificare in una solo ambito territoriale i 9 SubATO a cui è attualmente affidata la raccolta dei rifiuti. La suddivisone del territorio valdostano in 9 SubATO complica la gestione della raccolta, innalza i costi di gestione, impedisce di uniformare il servizio e le tariffe su tutto il territorio regionale. Nove SubATO rappresentano un costo ingiustificato della politica che accresce gli sprechi e le inefficienze, moltiplicando per nove le spese di gestione del sistema di raccolta (9 centri di spesa; 9 uffici; 9 consigli di amministrazione; 9 appalti diversi; 9 sistemi di raccolta diversi; 9 sistemi di comunicazione; 9 ecc.).

  • modificare gli appalti che regolano lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati e la valorizzazione di quelli differenziati. Attualmente entrambi i flussi sono controllati da Valeco che, operando in regime di monopolio ed in conflitto di interessi, impedisce che si instauri un ciclo virtuoso che premi l’incremento della quantità e della qualità della raccolta differenziata, contenendo il ricorso allo smaltimento in discarica. Perché ciò avvenga bisogna che i flussi della raccolta differenziata e dello smaltimento siano assegnati a soggetti diversi. L’attività di smaltimento, che non deve produrre utili, è opportuno che venga sottoposta al controllo pubblico. La raccolta differenziata deve essere affidata a ditte, non necessariamente pubbliche, per le quali la massimizzazione della quantità e la qualità dei rifiuti differenziati si traduca in guadagno mentre lo smaltimento in discarica dell’indifferenziato deve rappresentare un costo.

  • perseguire l’interesse della comunità instaurando una amministrazione trasparente ed efficiente che si basi sul coinvolgimento e sulla partecipazione della popolazione. A cosa serve avere l’autonomia se poi non si riesce a fare prima e meglio quello che comunità a statuto ordinario fanno già da tempo?

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. (Giulio Andreotti)

Perché l’Assessore Bianchi non si preoccupa dell’imminente emergenza?

Che abbia già la soluzione in tasca?

Abbiamo il “timore” che, sotto la spinta dell’emergenza, possa decidere di assecondare il progetto di Valeco di trasformare il quarto lotto in una batteria di bioreattori a celle per produrre bio metano.

Lo studio di perfettibilità di Valeco a pagina 75 punto 5.1 recita infatti: “….in una prima fase, anche in relazione alla mancanza di aree e alla conseguente necessità dell’Amministrazione regionale di individuare un nuovo sito idoneo ad ospitare eventualmente un impianto dedicato di biostabilizzazione (n.d.r.: potrebbe anche essere qualcos’altro tipo un “piroannichilitore”), di valutare la possibilità di trasformare il costruendo IV lotto di discarica in un impianto attrezzato di trattamento anaerobico del sottovaglio “a freddo”, attraverso la creazione di celle in cui depositare il rifiuto; una volta colmate le celle verranno via via isolate mediante teli in HDPE con contestuale realizzazione dei presidi per la captazione del biogas da ogni cella e il ricircolo di percolato necessario per innescare il processo anaerobico. Il biogas estratto verrà avviato alla valorizzazione energetica. Il materiale una volta stabilizzato resta confinato nella sua cella”.

Una “soluzione” sciagurata che farebbe ulteriormente crescere la discarica per altri 7anni.
Alla fine, poiché lo spazio, nonostante i muri di contenimento in terra armata, si esaurirà (tutte le discariche prima o pio si esauriscono) ci troveremmo nuovamente in emergenza con la differenza che la discarica sarà diventata ancora più devastante e pericolosa, il problema valdostano dei rifiuti non sarà stato risolto, e, non essendoci altri luoghi per costruire un’altra batteria di bioreattori a celle, si rilancerà l’idea di costruire un fantascientifico “piroannichilitore” di ultimissima generazione. Se ciò accadesse avremmo perso tutti tranne Valeco che grazie al bio metano avrà accumulato un altro bel po’ di soldi.

I nostri oppositori diranno che questa visione è un incubo da psicopatici. Come si può pensare che ciò possa accadere dal momento che il 18 luglio 2014 la Giunta regionale ha approvato i nuovi indirizzi per la gestione dei rifiuti che prevede: la raccolta dell’organico, una tariffazione puntuale, il potenziamento della raccolta differenziata, il recupero della materia e il progressivo azzeramento della discarica di Brissogne?

Si può, si può, perché gli indizi che fano pensar male sono più d’uno:

  • i lavori di preparazione del quarto lotto che parevano conclusi sono ora ripresi. Si sta lavorando per adeguarlo ad accogliere i bioreattori a celle? Una volta completati i lavori la soluzione all’emergenza sarebbe pronta, lì a portata di mano. Come si farebbe a resistere ad un’opportunità così vantaggiosa. Tutto potrebbe restare invariato (sic!) ed i cittadini non dovrebbero pagare alcun sovrapprezzo per il trasporto fuori regione dei rifiuti. L’assessore si vanterebbe di aver risolto il problema nel modo più opportuno per le tasche dei valdostani. Chi potrebbe opporsi ad una soluzione così brillante?

  • Gli inspiegabili ritardi nell’avvio dell’attuazione del nuovo piano di gestione dei rifiuti. Se si cominciasse a portare fuori valle i rifiuti Valeco resterebbe senza materia prima;

  • Il fatto che la comunità montana Mont Rose vuole assolutamente rinnovare la gara di appalto per la raccolta dei rifiuti senza cambiare una virgola. La comunità montana Mont Rose sa forse già che tutto resterà come prima?

  • Il comune di Aosta ha inspiegabilmente accantonato il progetto di raccogliere in modo differenziato l’organico. Forse sta aspettando che siano i bioreattori a celle?

  • Il comune di Sarre dichiara di voler passare alla raccolta porta a porta ma si dimentica di parlare di raccolta dell’umido. Forse sa già che si potrà comunque smaltire il tal quale a Brissogne?

  • La discarica sta salendo ad altezze inusitate. Forse prima di chiudere il terzo lotto si sta aspettando che Valeco abbia ultimato la ristrutturazione del quarto?

Sinceramente speriamo che le nostre perplessità siano smentite dai fatti, ma, nel dubbio, vogliamo si sappia che siamo pronti a smascherare eventuali creative tentazioni volte ad aggirare quanto già deciso all’umanità dal consiglio regionale, ma soprattutto, vogliamo che sia rispettata la volontà dei valdostani che con la vittoria referendaria hanno detto di volere una gestione dei rifiuti corretta e trasparente.

 

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